Ada Lovelace

La programmazione, come molti altri ambiti del mondo scientifico, e’ sempre stato considerato ‘un gioco da ragazzi’. Nei vari media che trattano l’argomento, la figura del programmatore e’ inevitabilmente maschile; fa poca differenza che si materializzi nel nerd sfigato che a trentacinque anni vive nello scantinato dei genitori mangiando solo patatine o che sia un giovane enfant prodige (a volte neanche troppo lontano dai canoni di bellezza standard) che magicamente ottiene tutto cio’ che vuole nel giro di pochi secondi apponendo le mani alla tastiera, neanche fosse un theremin.

Eppure, le cose non sono andate ne’ stanno proprio cosi’.

Esattamente come avviene per i generi letterari e non di fantasy e sci-fi, questo tipo di ruoli sono stati rivendicati come prettamente maschili (ed esclusivamente maschili) in modo marcato abbastanza recentemente.

Infatti, come avvenne per il sci-fi, anche la programmazione e’ stata inventata da una donna.

Nessuno avrebbe pensato che Ada Lovelace (1815-1852), unica figlia legittima del poeta George Byron, potesse essere piu’ incline a una scienza fredda e ferrea come la matematica a scapito della poesia. Invece non fu cosi’. La madre, che si separo’ dal poeta quando Ada aveva un mese di vita, tento’ di evitare in tutte le maniere che la figlia ereditasse la “follia poetica” paterna – e a tal scopo fin da piccola le fece impartire un’educazione di carattere principalmente matematico. I suoi studi avvennero tra l’altro sotto la guida di personaggi illustri del campo, quali De Morgan e Mary Somerville.

Nel 1833 le fu presentato da Mary Somerville quello che poi divenne il suo collaboratore a vita: Charles Babbage. Babbage aveva gia’ realizzato un prototipo di macchina differenziale, un macchinario in grado di tabulare le funzioni polinomiali; Lovelace ne rimase subito affascinata. I due cominicarono subito a collaborare per migliorare la macchina differenziale e soprattutto per realizzare la macchina analitica, ovvero il primo progetto per un computer che fosse general-purpose. Ad oggi, solamente la macchina differenziale e’ stata costruita.

All’epoca il concetto di computer come lo possiamo intendere noi oggi era avanti mille anni luce. Non dovrebbe essere sorprendente che le idee di Babbage e Lovelace non ebbero grande successo ne’ con il grande pubblico ne’ con la stragrande maggioranza della comunita’ scientifica (con qualche notevole eccezione, quale Michael Faraday).

Cio’ nonostante Lovelace diede una serie di contributi fondamentali alla progettazione della macchina analitica di Babbage. Innanzitutto tradusse l’articolo a riguardo di Luigi Menabrea, espandendolo di molto con una serie di note, contrassegnate con lettere dalla A alla G. E’ proprio nella “Note G” che Ada Lovelace crea la programmazione come viene intesa oggi: la nota include infatti il primo algoritmo della storia pensato per essere implementato su un computer. Il programma della Lovelace aveva come scopo quello di calcolare i numeri di Bernoulli, una successione di numeri razionali. Si e’ in seguito dimostrato che, se la macchina analitica fosse stata costruita, il programma di Ada avrebbe avuto successo.

Tuttavia, Ada Lovelace mostro’ di essere una visionaria anche nelle potenzialita’ che riusciva a scorgere in una macchina analitica come quella di Babbage. Infatti Ada intui’, a differenza di tutti i suoi coevi, che un computer del genere non solo avrebbe potuto eseguire complicatissimi calcoli, ma che avrebbe anche potuto ricreare opere d’arte o complesse sinfonie, operando quindi su un qualsiasi processo logico. Ad esempio Lovelace aveva rimarcato la somiglianza fra la macchina analitica di Babbage e i telai Jacquard – entrambi venivano programmati a schede perforate.

Tuttavia queste ‘produzioni’ sarebbero dovute essere programmate e non inventate dal computer di sua spontanea volonta’. Ada infatti non credeva che un macchinario simile potesse acquisire una sua intelligenza propria – in breve, Ada Lovelace, seppur visionaria, non riusciva a immaginarsi la possibilita’ di un’intelligenza artificiale. Ma data la sua grandissima lungimiranza, chi scrive non pensa che sia minimamente da biasimare a riguardo.

Anche se il suo lavoro non e’ stato sminuito come quello di molte altre donne scienziate dell’epoca, la figura di Ada Lovelace e’ rimasta comunque oscurata da quella di Babbage fino a tempi molto recenti. Tuttavia uno dei primi linguaggi di programmazione ancora oggi utilizzato, Ada, ha appunto il suo nome; vi sono inoltre una serie di progetti che portano il suo nome, quali ad esempio l’ormai defunto Ada Initiative, che aveva come scopo un maggiore coinvolgimento delle donne nel campo della programmazione e del software open source, e Ada: A Journal of Gender, New Media, and Technology, una rivista scientifica che si occupa di tecnologia e femminismo.

Insomma, una grande mente che avrebbe bisogno di tutto il riconoscimento di cui merita. Ma come troppo spesso e’ accaduto, le sue straordinarie capacita’ sono state sminuite o addirittura dimenticate a causa del suo sesso. E l’unico modo per renderle onore e’ appunto non dimenticare, e continuare a raccontare la sua storia.

 

 

astrea