Ada Lovelace

La programmazione, come molti altri ambiti del mondo scientifico, e’ sempre stato considerato ‘un gioco da ragazzi’. Nei vari media che trattano l’argomento, la figura del programmatore e’ inevitabilmente maschile; fa poca differenza che si materializzi nel nerd sfigato che a trentacinque anni vive nello scantinato dei genitori mangiando solo patatine o che sia un giovane enfant prodige (a volte neanche troppo lontano dai canoni di bellezza standard) che magicamente ottiene tutto cio’ che vuole nel giro di pochi secondi apponendo le mani alla tastiera, neanche fosse un theremin.

Eppure, le cose non sono andate ne’ stanno proprio cosi’.

Esattamente come avviene per i generi letterari e non di fantasy e sci-fi, questo tipo di ruoli sono stati rivendicati come prettamente maschili (ed esclusivamente maschili) in modo marcato abbastanza recentemente.

Infatti, come avvenne per il sci-fi, anche la programmazione e’ stata inventata da una donna.

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