Banca dei semi

Benvenuti all’ultimo disaster movie, a breve su un pianeta prossimo a voi.

Ma siamo sicuramente in tempi sempre piu’ bui di quelli rappresentati sul grande schermo ed a differenza di come succede nella maggior parte dei suddetti sottoprodotti di celluloide o nelle serie tv (vedi anche la nostra rubrica a tema) non sembrano esserci scappatoie, almeno non in vista. Se non per noi, sicuramente non c’e’ piu’ via di fuga per il nostro pianeta.

Non siamo più solo sull’orlo di una crisi politica, etica, ma anche di una profonda crisi ecologica. Ed anzi e’ da cosi’ tanto che stiamo sull’orlo che non ci rendiamo piu’ conto che in realta’ siamo gia’ con un piede penzoloni nel baratro da talmente tanto tempo che le vertigini sono sparite, i piedi sono due ed a saltare ora non ci vuole nulla. Liberi come l’aria.

Nell’incuranza generale, ad esclusione di qualche frangia ridotta della popolazione, stiamo permettendo che uno dei patrimoni piu’ importanti venga non solo distrutto, ma addirittura sperperato. Il pianeta si trova infatti gia’ da tempo a livello di “saturazione” – gia’ nel 2015 la concentrazione di CO2 nell’aria aveva raggiunto le 400 ppm, mentre il “punto di non ritorno” secondo molti climatologi si trova attorno alle 450 ppm. La temperatura media si sta innalzando; i ghiacciai fondono… insomma tutto cio’ che ci viene ripetuto ormai da anni ma a cui non abbiamo mai veramente dato ascolto.

Infatti sono notizie ormai molto piu’ che fredde – e non e’ forse ironico che l’unica cosa a essere rimasta fredda dei poli sono le notizie a riguardo? Lo scioglimento dei ghiacci artici e antartici e’ arrivato a livelli tali che anche la banca dei semi nelle isole Svalbard e’ stata parzialmente penetrata dall’acqua disciolta qualche mese fa. La banca dei semi, costruita per mantenere in un luogo sicuro molte varieta’ di semi, particolarmente per quanto riguarda le coltivazioni di cibo, e’ stata progettata nel 2008 per resistere a “disastri di origine umana e naturale”. Evidentemente poco meno di dieci anni fa, con l’inquinamento globale gia’ in salita, nessuno e’ riuscito a immaginarsi che il discioglimento dei ghiacci sarebbe stato tale.

Eppure, appunto, queste sono ormai vecchie notizie. Quanti di noi ne ha sentito parlare al telegiornale o ha letto la notizia su qualche altro quotidiano? E soprattutto, quanti di noi se ne sarebbero ricordati fino ad ora?

Come per tantissimi altri problemi, anche per quanto riguarda l’inquinamento globale siamo costantemente bombardati di notizie. Piu’ che altro, ci viene detto che la responsabilita’ di tutte queste problematiche e’ la nostra: se ci facessimo una doccia che dura 20 secondi in meno, se facessimo la raccolta differenziata… Se e’ vero che effettivamente il cittadino medio non puo’ esattamente fermare da solo il macro fenomeno che chiamiamo cambiamento climatico, sicuramente non e’ del tutto scevro da una “colpa”. Alla fine dei conti, la colpa principale di questi fenomeni sta nell’industria, anche se ovviamente scelte il piu’ possibile consapevoli aiutano ad arginare il fenomeno su una scala piu’ vasta di quello che si pensa (quindi si, cercate di ridurre il tempo sotto alla doccia e fate la differenziata).

In ogni caso, cio’ che appare forse piu’ sconcertante e’ appunto l’indifferenza totale nei confronti dell’argomento. Al momento non e’ un problema perche’ sembrerebbe non toccarci, eppure basta anche solo pensare a fenomeni quali l’aumento della frequenza degli uragani negli ultimi anni.O piu’ banalmente, per parlare di cose piu’ vicine a noi, all’aumentare della frequenza delle frane (cosa che affronteremo in un secondo articolo).

Questo video di pochi minuti che segue (tratto da uno dei cicli di incontri TED italiani del 2017) ci da’ un attimo una visione “semplificata”, ma molto scientifica del problema. Nel video si da un’idea di soluzioni e si vuole affrontare il problema per step; ovvero, siccome l’automobile e’ come mezzo una conquista tecnologica, ripensarla come “elettrica”, oltre ad in parte sostituirla per certi compiti con bici (elettriche e non) o mezzi di trasporto collettivo piu’ sostenibili (treni, tramvie, ecc…). Sicuramente un’auto elettrica ha un suo impatto ambientale per la produzione di energia e stoccaggio in batterie, ma al contempo crea minore inquinamento globale, ha zero emissione diretta di agenti inquinanti o tossici, da’ lavoro e impulso alla tecnologia ed alla ricerca proprio nei campi della produzione, del traporto e dello stoccaggio dell’energia.

In breve, cos’e’ che stiamo cercando di dirvi? Secondo chi scrive non e’ di primaria importanza ricordare al lettore che il riscaldamento globale esiste e non e’ un complotto cinese, a differenza di quanto possano dire certi capi di stato oltreoceano. E chi scrive immagina che l’idea generale di dover fare la differenziata gia’ l’abbiate recepita. Quindi cio’ che stiamo cercando di fare e’ di farvi cambiare approccio: sara’ anche vero che sentiamo le stesse cose ogni giorno, ma quello che potrebbe aiutare a far cambiare il problema passa anche per cambiare la nostra percezione di esso. Usare più spesso mezzi alternativi di movimento, quali bici, mezzi pubblici o a piedi li dove e quando possibile, comperare cose senza farsele consegnare da corrieri, puntare sulle ibride in caso di auto nuova. Andate a correre al parco invece che consumare energia con tapis-roulant in luoghi dalle luci abbaglianti, comperate cose che perdurano e riutilizzatele, persino nel settore videoludico vi sono possibilità con una corsa meno sfrenata all’ultima console e l’ultimo gioco, valorizzando magari retrogaming oppure il mercato dell’usato. Vi sono tantissime fette di mercato in cui comperare cose usate ed il riciclo sono possibili. Oltretutto scelte più intelligenti, se non necessario aggiornate il pc non cambiatelo, usate linux per dare nuova vita al vostro vecchissimo fisso. Un esempio che potete vedere venendo nel luogo che ci ospita, è un computer fisso pentiumIII Slot1 che fa da firewall/router con sopra una distribuzione derviata da UNIX, PfSense (che si trova sia come sitema operativo a se stante che come programma del sistema operativo Unix: freebsd…per dire lo usa pure la NASA per gesire il traffico nel progetto NCCS , ndr).
Quando leggiamo del fatto che la banca dei semi viene inondata, magari, pensiamoci un attimo su. E soprattutto non lo dimentichiamo.